Come ristrutturare l’Italia in vista dei mondiali del 2026?

La disfatta della nazionale contro la Macedonia del nord è stata la pagina più brutta del nostro calcio. Un’esclusione dai mondiali che fa ancora più male della precedente. Una nazionale come l’Italia, che può vantare ben quattro mondiali vinti (solamente uno in meno rispetto al Brasile che detiene il record con cinque) e due europei conquistati, uno dei quali solamente pochi mesi fa.

Quando si è stati in paradiso così tante volte, soprattutto se ci si è stati molto recentemente, le fiamme dell’inferno bruciano ancora di più. Ecco perché questa esclusione fa così male. C’è la consapevolezza delle potenzialità della squadra e il rammarico di non aver dato tutto, di non averla gestita al meglio.

L’Italia ha avuto a disposizione diversi match point come, per esempio, il rigore sbagliato allo stadio Olimpico di Roma da Jorginho nel match decisivo contro la Svizzera.

L’Italia non può mancare i mondiali del 2026

Il tecnico Roberto Mancini con coraggio ha deciso di rimanere ancora alla guida della nazionale. Il CT ha deciso di assumersi le proprie responsabilità e cercherà di ripartire dopo l’enorme fallimento contro la Macedonia. L’obiettivo obbligatorio da raggiungere non è solo quello di qualificarsi ai mondiali del 2026 in Nord America, ma anche quello di arrivarci con una nazionale preparata in grado di arrivare fino in fondo alla competizione.

Ma come ristrutturare un intero sistema calcistico che non riesce a giocare una partita della fase finale della coppa del mondo per 12 anni?

Innanzitutto, è necessario capire quali siano le problematiche che hanno afflitto la nazionale in questi anni e come intervenire per risolverle il prima possibile. Lo step successivo riguarda invece una visione dei punti di forza della stessa nazionale; non solo quelli mostrati durante l’ultimo Europeo vinto, ma quei punti di forza costanti che abbiamo avuto durante l’arco di tutta la nostra storia calcistica.

I punti di forza che l’Italia deve sfruttare per il mondiale del 2026

L’Italia è storicamente una nazionale che riesce a dare il meglio di sé quando si trova sotto pressione. A insegnarcelo è la nostra storia: nel mondiale dell’’82 ci ritroviamo ad affrontare le temutissime Brasile e Argentina nel gironcino e riusciamo a passare. Nel 2006 disputiamo la semifinale in casa della favoritissima Germania e riusciamo ad alzare la testa: non solo andiamo in finale contro la Francia di Zidane, ma ci prendiamo anche la coppa. Nell’ultimo Europeo ci troviamo davanti il Belgio primo nel ranking Fifa, la Spagna di Luis Enrique e in finale i padroni di casa inglesi. Conoscendo queste possibilità di mancata pressione contro una squadra tecnicamente inferiore, portali come 1bet hanno reputato l’Italia come sfavorita, perché sulla carta lo era. Sotto pressione diamo il meglio di noi ma poi quando siamo la squadra da battere ci rilassiamo e stacchiamo la spina.

I problemi dell’Italia che non è andata ai mondiali

Il problema principale di questa Italia è stato il fattore offensivo. La squadra non è riuscita a creare occasioni nitide neanche contro avversari notevolmente inferiori sul piano tecnico. La nazionale azzurra è stata anche parecchio sfortunata visto il grave infortunio di Chiesa, uomo chiave per la conquista dell’Europeo, ma il CT Mancini non è stato bravo a trovare soluzioni creative che potessero compensare all’assenza del talento juventino.

L’allenatore azzurro ha deciso di fidarsi degli uomini che lo hanno portato in trionfo, ignorando lo stato fisico e il momento di forma di quelli che sono scesi in campo e soprattutto degli esclusi. Giocatori come Zaniolo e Zaccagni avrebbero potuto fare la differenza sulle fasce grazie alla loro imprevedibilità e alla capacità di saltare l’uomo.

Gli attaccanti centrali schierati sembravano essere in difficoltà nel comunicare con la squadra: non sono riusciti a dare profondità e non sono mai venuti incontro per lasciare libero lo spazio da attaccare ai centrocampisti. Anche in questo caso, si è deciso di escludere un giovane come Scamacca, abbastanza abituato a questo tipo di movimenti. Magari rinunciare a Immobile dal primo minuto poteva essere una mossa azzardata, ma come sostituto l’attaccante neroverde rispetto a Joao Pedro abituato a un 3-5-2, avrebbe potuto fare meglio.